Cori: Emozioni e applausi per “Semente – La rosa di Trilussa”, il nuovo libro curato da Secondina Marafini

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Una serata carica di emozioni quella che ha visto la presentazione a Cori, nella chiesa di Sant’Oliva, del libro ‘SEMENTE – La rosa di Trilussa’, curato da Secondina Marafini. “Un dono d’amore per Rosa Tomei” così il sindaco Mauro De Lillis ha definito il volume che raccoglie notizie e foto della poetessa corese formata da Trilussa, insieme a scritti, poesie e lettere che la Tomei (1916-1966) inviò a interlocutori famosi conosciuti nella casa del suo mentore.

Secondina Marafini racconta come Rosa (come la chiamava Trilussa) fosse “divenuta essenziale nel mondo dello Studio Trilussa di via Maria Adelaide”. “Non si può pensare Trilussa senza lo studio e non si può immaginare lo studio senza Rosa Tomei”, scrive ancora la Marafini, citando Livio Jannattoni, uno degli intellettuali che frequentavano la casa del poeta.

Rosa Tomei fu ed è una vera poetessa – ha affermato il primo cittadino – e ringraziamo Secondina Marafini per l’impagabile lavoro svolto sulla sua figura. Tra il materiale raccolto, ci sono le poesie destinate al conte Vittorio Cini, importante magnate e filantropo dellepoca con cui la Tomei ebbe contatti assidui. Oggi abbiamo qui il nipote del conte Cini, Giovanni Alliata di Montereale, che ringraziamo per aver subito sostenuto l’idea di pubblicare questo libro. A lui il ringraziamento della città e dell’amministrazione. L’auspicio è che nasca un’amicizia tra Cori e la Fondazione Cini con ulteriori occasioni di incontro e di promozione della poesia di Rosa Tomei”.

In dieci anni di accurato e scrupoloso lavoro, Secondina Marafini ha dedicato tre libri a Rosaria Tomei, Trilussa e al loro profondo sodalizio, umano e artistico, dando un contributo fondamentale al riscatto della donna e della poetessa Rosa Tomei e riguadagnando alla sua persona la dignità di intellettuale.

Questo – ha detto Secondina Marafini – è un viaggio che inizia dieci anni fa, fatto di tanto studio e tanta ricerca. Rosa Tomei era troppo moderna per i suoi tempi e ciò che la segnò dopo la morte del sua maestro (avvenuta 20 giorni dopo essere stato nominato senatore a vita), fisicamente e moralmente, fu il non essere riconosciuta come compagna di Trilussa, ma ancor più come intellettuale. Rosa sapeva usare la grafia di Trilussa e tutti lo sapevano, la sua poetica fu varia. Ma, per invidia, gli amici di Trilussa diventarono i nemici di Rosa. Quando nel ’55 uscì dalla casa – studio di via Maria Adelaide con sfratto esecutivo, iniziò una vita raminga e la salute non l’aiutò. ‘Er nido’, ‘Invidia’ e ‘Vigliaccheria’ è il trittico di poesie che lasciò nello studio, questi titoli esemplificano quanto era stato perpetrato: la distruzione del progetto dello studio Trilussa e la distruzione della sua vita. Oggi – ha concluso – l’abbiamo ricondotta alla sua identità”.

Gli interventi sono stati intervallati dalle letture affidate alla voce e all’interpretazione di Francesca Corbi, accompagnata al pianoforte dal Maestro Carlo Vittori, in un mix che ha arricchito di emozioni e reso ancor più coinvolgente il racconto della vita e della poesia di Rosa Tomei.

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